OTS-4

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OTS-4

JEBEDIAH
– TEST VESSEL MK III –

Nell’ottica di portare avanti il programma RAZOR, la missione OTS-4 ha avuto il compito di testare in volo il nuovo Test Vessel mk III. Un razzo diverso da precedenti, seppur simile al Test Vessel mk II.

La missione è stata condotta da Jebediah e, sebbene non prevedesse attività pericolose come la sua ultima missione, la OTS-4 richiedeva occhi bene aperti. Testare un nuovo razzo non è mai una cosa semplice e i nostri kerbonauti lo sanno molto bene.

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Il Test Vessel mk III ha lasciato il launchpad come da programma, senza alcun problema. L’obiettivo della missione era di riuscire a raggiungere un’altitudine più alta rispetto alle precedenti missioni.

E non solo. L’obiettivo della OTS-4 non era solo quello di testare la funzionalità del vettore ma anche di valutare l’efficacia degli strumenti scientifici ad un’altitudine più elevata, così come l’attitudine del pilota, in questo caso il nostro Jebediah.

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La salita è stata costante, senza intoppi e senza sbavature. Tutto è stato condotto in maniera esemplare. Questo vettore, infatti, è stato pensato per raggiungere l’atmosfera bassa, quasi al limite con l’atmosfera alta.

Stiamo lavorando per mandare un kerbonauta in orbita, dopotutto. Questi test e queste missioni sono essenziali, se vogliamo capire come procedere.

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A T+00:02:24 è avvenuto il distacco col vettore primario e la capsula di comando ha iniziato a fluttuare leggermente nella sua orbita di discesa, molto alta in verità. Gli strumenti di bordo, così come quelli del KSC, indicavano un’apoasse di circa 70 km. Non male. Davvero non male.

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La discesa della capsula con Jebediah al suo interno è proseguita senza problemi. Le manovre di Jeb hanno orientato il muso della capsula verso il basso, così da avere una visuale più ottimale in fase di discesa.

Il periodo di discesa è stato utilizzato da Jeb per portare a termine alcuni esperimenti scientifici e fare scienza. Un’attività assolutamente essenziale, anche in una missione come questa OTS-4.

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La funzionalità dei monitor interni al Mk1 Command Pod è stata ampiamente testata. E i risultati sono stati più che significativi. La capsula di comando è assolutamente in grado di portare un kerbal in orbita, a quanto pare.

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A T+00:04:13 la capsula, compiendo una rotazione sugli assi, ha assunto poi la sua posizione finale, pronta per lo splashdown. L’apertura del paracadute è avvenuta a T+00:04:19, ad un’altitudine inferiore ai 2000m.

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Jeb ha mantenuto saldo l’orientamento della capsula fino allo splashdown come si può notare da questa immagine che mostra la navball in maniera molto esplicita.

Da questa immagine si può anche notare come il sistema SAS è stato disattivato da Jebediah su richiesta del KSC per testare le oscillazioni e l’influenza della forza di gravità sulla capsula in discesa costante.

I risultati empirici sembrano dimostrare che è meglio disattivare il SAS in fase di splashdown piuttosto che mantenerlo attivo, fosse anche per risparmiare sulle batterie elettriche del modulo di comando.

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Lo splashdown effettivo è avvenuto a T+00:05:09. Il che ha, di fatto, concluso la missione OTS-4. I risultati ottenuti sono stati conservati nel modulo di comando fino al suo recupero che è occorso pochi minuti dopo l’ammaraggio.

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Prima del recupero della capsula il KSC ha chiesto a Jebediah di lasciare temporaneamente il modulo per testare la capacità di un kerbonauta in EVA su un modulo ammarato. Acqua e spazio hanno molto in comune a cominciare dalla mancanza di ossigeno respirabile. E’ un buon punto in comune, no?

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Terminati i testi EVA sui montanti metallici del Mk1 Command Pod il KSC ha recuperato la capsula. La missione OTS-4 è stata un vero e proprio successo. La nostra reputazione è aumentata di sicuro, avendo portato a termine anche alcuni contratti.

Ci stiamo avvicinando. Passo passo. Stiamo per mandare un kerbal in orbita. E quando ci riusciremo sarà gran festa, qui al KSC.

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